Descrizione
Cantore e testimone della sua città – Sarajevo – prima e oltre la terribile stagione dell’assedio, Abdulah Sidran è forse il poeta bosniaco più rappresentativo della seconda metà del Novecento, premiato in patria e noto in Italia per alcune celebri sceneggiature dei film di Emir Kusturica.
Le poesie che compongono questo volume appartengono al decennio successivo alla tragedia e alla fine dell’assedio: con temi come il ritorno alla vita e alla quotidianità, la famiglia, il lavoro, i ricordi e non solo gli incubi, in una speranza quasi retorica di rinascita non disgiunta dalla minacciosa permanenza dei richiami del passato, dove la realtà, nel suo intreccio multiforme di richiami letterari e professionali, nel suo assetto di rapporti con gli altri, nel suo reticolo di viaggi e presenze, ritorni e fughe verso impossibili isolamenti creativi, ha nettamente la meglio su ogni ipotesi di chiusura del poeta nel bozzolo della dimensione esclusivamente domestica.
I versi “nuovi” di Sidran si fanno vivaci e articolati nei contenuti e negli esiti formali, restituendo una voce unica nel panorama della poesia contemporanea.